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"Insegno sempre il metodo per primo, anzi le mie lezioni sono in prevalenza di carattere metodologico. Prima il metodo, assolutamente. Consegnando gli strumenti a chi mi ascolta, mi sento subito in pace con me stessa. 'Il metodo non può essere separato dal suo oggetto' diceva Werner Karl Heisenberg. Ma che il metodo non è regola, lo sanno e lo dicono tutti. In architettura occorre inalare a fondo la realtà, metabolizzare ciò di cui si compone, estrarne la sostanza. L'esprit de géométrie e la création poétique nell'opera di Le Corbusier è di lezione. Bruno Munari criticamente scrive: 'Ci sono persone che di fronte al fatto di dover osservare delle regole per fare un progetto, si sentono bloccate nella loro creatività'. Edgard Morin invece ci insegna che 'i progressi maggiori delle scienze contemporanee si sono verificati reintegrando l'osservatore nell'osservazione'. Oggettivo e soggettivo, pertanto, ben stretti a braccetto, con il primo che nulla conta in assenza del secondo. Prima si impugna bene il manico e poi si tira di fioretto. Il Modulor di Le Corbusier tende l'insidia: ecco il segreto del ben progettare! Ma è lui stesso a metterci in guardia: attenzione, Messieurs les Architectes, il Modulor è come un pianoforte ben accordato: a voi suonarlo".