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Questo saggio descrive e analizza la cerimonia del me/mondo, così come si rivela nell'arte, nella gamification, nei film, nei videogiochi, nelle serie televisive, nella post-fotografia, nei social network, nei meme, negli NFT. La cerimonia quotidiana in cui siamo gettati è simultaneamente esito e disperato revulsivo d'una strisciante crisi della presenza. «Estetizzazione generalizzata» nei fatti è un eufemismo per estraneità del mondo. La vita spiazzata e familiare nell'apocalisse estetica ci rende stranieri al nostro mondo; il lontano e il vicino, la traccia e l'aura, tutto ci fronteggia e ci coinvolge, senza mediazioni, tanto più quanto più in apparenza ne abbiamo il controllo. Trasformati in produttori e collezionisti di immagini e di storie, tentiamo di trasformarle in strumenti per riconoscerci nella complessità della grande crisi attuale. Riflettendo sulla residua possibilità d'un punto di vista, questo saggio cerca di seguire alcuni percorsi delle formazioni culturali che ci determinano e ci inquietano: «nuvole» velocissime, che scrutiamo dall'«abisso del grattacielo».