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Wittgenstein è il filosofo del Novecento: ha promosso il linguaggio al centro del dibattito contemporaneo, ha combattuto senza tregua il mito dell'interiorità, il lamento soddisfatto del «nessuno mi può capire». Ciò non toglie, purtroppo, che sia un autore miope nei confronti di una dimensione fondamentale della vita umana: la storia. Quando è in gioco il tempo che non riguarda le ere geologiche o le categorie grammaticali, ma i tumulti politici e la trasformazione del vivere comune Wittgenstein mostra un deficit visivo di parecchie diottrie. Tramite un'analisi testuale filologicamente rigorosa e la pubblicazione di numerosi passi inediti, il libro discute i limiti di un pensatore decisivo. Per evitare di costruire una filosofia che galleggi in un eterno presente, occorre approfondire quell'antidoto che Wittgenstein chiama «storia naturale». Solo lavorando a una nozione anfibia che chiarisca il legame fra corpo e linguaggio, biologia e istituzioni sarà possibile costruire un materialismo all'altezza del XXI secolo.