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Negli anni Ottanta del Novecento l'Europa si connota per un particolare incremento della vita notturna delle città, ben presto definita movida, con il termine che in Spagna aveva salutato la fine della dittatura franchista. Un fenomeno collettivo che rinnova il clima di effervescenza e vivacità sociale, estendendolo alle ore notturne. Un tempo specifico, proprio della società del benessere, libero dagli impegni quotidiani e dedicato, in primis dai giovani, agli incontri con amici. Un tempo che, ben presto, ha assunto i caratteri della festa, fatta di uno stare-insieme-per-stare-insieme, accompagnata da grandi calici, che invade il cuore dei centri storici, animandoli di una socialità particolare, trasformata in inedito rito collettivo. Un fenomeno individuale, collettivo e territoriale per i processi di rigenerazione urbana innescati nei centri storici, rinforzando la configurazione delle città come luogo pubblico per eccellenza. Aperto a tutti, predisposto agli incontri, premessa e palestra a cielo aperto di democrazia ma insieme anche luogo di una complicata, nuova governance dell'uso della città. Il lavoro è il prodotto di una lunga attività di riflessione e ricerca sul campo, condotta da sociologi, psicologi, urbanisti che hanno cercato di raccontare le opportunità, le criticità e i conflitti che l'andar di notte ha recentemente innescato.