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Pubblicato nel 1939, "Il tempo come immaginazione letteraria" è uno studio di forte impegno teorico, in cui vengono anticipati i temi del successivo lavoro dedicato a "I fondamenti della poetica" (1946). Attraverso un percorso che dischiude la poetica di Brentano, Goethe e Keller Emil Staiger mostra la ricchezza di risultati cui può mettere capo l'unione tra la filologia e la sensibilità filosofica. Fare dell'esperienza della temporalità, che sta al centro della filosofia novecentesca di Heidegger e non solo, il punto di vista attraverso il quale comprendere la poetica di un autore significa infatti, per Staiger, anche riflettere sull'essenza dei generi letterari secondo un'ottica che coniuga letteratura, fenomenologia e antropologia. L'officio interpretativo, che si muove tra il singolo verso e l'intera poetica di un autore, convoca inoltre il confronto di Staiger con pensatori quali Dilthey e Schleiermacher, facendo del volume anche un contributo alla tradizione ermeneutica. Tale significativo impegno teorico è nondimeno accompagnato da un linguaggio pressoché privo di tecnicismi, che onora quell'erotica dell'interpretazione stando alla quale, per Staiger, occuparsi di letteratura significa, come per ogni vero lettore, esercitarsi in un atto d'amore.