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«È evidente che le cose del mondo umano sono cose di un universo strutturato in forma di parola, e che il linguaggio, i processi simbolici, dominano, governano tutto». Il paradosso del reale è in questa affermazione, rimossa ma non per questo meno attuale, di Jacques Lacan (Seminario VII). Il reale del mondo (come è il mondo), nonostante tutto il nostro desiderio di realismo, ci è precluso, perché il mondo ci appare già da sempre invischiato nel nostro stesso indicarlo e dirlo, a partire da questo presuntuoso articolo determinativo che sembra già dirci tutto, ad esempio che è il mondo. Come arrivare, allora, al reale del mondo? C'è un solo modo, per arrivarci, per provare (fallendo) ad arrivarci. Sprofondare fino in fondo in quello stesso linguaggio che peraltro ci impedisce di toccare il reale. Il libro - scritto da filosofi, psicoanalisti, scrittori, poeti, artisti - prova a mostrare questo paradosso, quello di chi, dentro il linguaggio, addita qualcosa "fuori dal mondo". Un possibile tragitto, da Azione a Zero, di alcuni dei modi per uscire da noi stessi, e quindi dal linguaggio, senza però mai abbandonarlo.