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Quale rapporto intrattiene la letteratura con la vita e la realtà? In che modo i raggi del bello possono contribuire a illuminare il vero? Attorno a queste e ad altre simili problematiche prende forma la prospettiva estetica di Francesco De Sanctis, teorico e critico letterario guardato, in passato, con particolare ammirazione da personalità illustri della nostra letteratura (Giacomo Leopardi, Luigi Capuana, Umberto Saba) e della nostra cultura (Giacomo Debenedetti, Gianfranco Contini, Agostino Lombardo - a fianco, naturalmente, a Benedetto Croce, Giovanni Gentile e Antonio Gramsci). Negli ultimi decenni, tuttavia, il suo orizzonte sembra entrato fortemente in crisi. Il De Sanctis, più che come un critico letterario, è stato da molte parti dipinto come un demagogo, pronto a sottomettere i valori dell'arte a quelli dell'ideologia politica. Le pagine di questo libro oltre a confutare queste accuse, si accingono a mostrarne la subalternità alle ideologie del presente, riabilitando quindi appieno la lezione del critico irpino. I suoi insegnamenti, infatti, pur tenendo conto degli indiscutibili limiti storici a cui sono soggetti, sembrano ancora contenere, ad avviso dell'autore, spunti preziosi e contributi stimolanti per analizzare e comprendere tanto la letteratura quanto il mondo che ci circonda. Introduzione di Marcello Mustè e postfazione di Romano Luperini.