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La prima volta che ho posato gli occhi su Lydia Decker, non sono riuscito a parlare. Nemmeno a respirare, però, o a mettere insieme due pensieri coerenti. Non mi riferisco allo stereotipo del ragazzo folgorato dalla bellezza di una donna. Lydia è bellissima, certo, ma non è questo il punto. Ero immobilizzato, strafatto di antidolorifici e avevo l'umore sbriciolato quasi quanto le ossa. Avevo toccato davvero il fondo. Lydia era la mia terapista, e si occupava della mia riabilitazione. È stata il raggio di sole nel momento più buio. L'unica speranza per la mia anima andata in frantumi. E si è dedicata a me con devozione e cura, dopo aver deciso che la sua missione fosse quella di rimettermi in piedi. Era convinta di essere destinata a salvarmi e io ci ho creduto. Mi sono lasciato guarire da lei nel fisico, nello spirito... e nel cuore. E mi sono innamorato perdutamente. Quello che non sapevo e non potevo nemmeno immaginare è che Lydia Decker aveva molto più bisogno di qualcuno che la salvasse di quanto ne avessi io.