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Un altro Pavese. Non uno scrittore tormentato e sul piano umano miseramente fallito, ultima icona di un decadentismo lontano, bensì il testimone inquieto di una fatica di vivere e di una sospensione sul confine acutamente moderne, intimamente nostre. Un grande poeta, cantore del mito del ragazzo e del disagio di diventare adulti, capace di ascoltare e di riscrivere le parole della Bibbia, dei Greci, dell'Oriente, accanto alla grande letteratura occidentale, da Platone a Nietzsche.