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Nella tradizione medievale Riccardo di San Vittore è legato alla teoria dell'excessus mentis e alla rappresentazione del divino: lo stesso Dante lo definisce colui che "a considerar fu più che viro". Il volume indaga la presenza, diretta e indiretta, del teologo nella Commedia, mettendo a fuoco il suo contributo su temi centrali quali il ruolo dell'immaginazione nella creazione poetica o il rapporto fra affetti e libero arbitrio. Emerge così l'importanza del metodo vittorino dell'"esegesi visiva" per interpretare la struttura del poema dantesco quale grande theatrum memoriae.