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L'attribuzione a Federico II del "Liber de coquina" e dei ricettari imparentati permette di scoprire la fastosa cucina della corte palermitana, ben radicata nel territorio, ricca di influssi arabi filtrati attraverso la mediazione normanna e sveva, ma aperta a suggerimenti nazionali e internazionali; all'inizio del Trecento, attraverso la mediazione toscana, questa prima cultura gastronomica "italiana", sbocciata insieme alla poesia siciliana, si è ormai affermata da un capo all'altro della Penisola.