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Pochi anni dopo la metà del XII secolo, alla fine di un'estate, nel cuore di Costantinopoli e pobabilmente nella Biblioteca imperiale, Tzetzes ebbe fra le mani un antico codice delle "Storie" di Tucidide: si assunse l'onere di scorrerlo tutto con attenzione, nonostante la difficoltà di lettura, nonostante la stanchezza e i violenti attacchi d'asma che minavano la sua salute e la sua serenità. Questo libro offre l'edizione critica e l'interpretazione dei nuovi testi ora scoperti proprio a margine di uno dei manoscritti più antichi e venerati dagli studiosi, il Palatino greco 252 di Heidelberg.