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Il trionfalistico programma baconiano dell'uomo "vincitore dei bisogni" approda, passando attraverso la vicenda della società industriale moderna e l'avvento del capitalismo, alla presa d'atto hegeliana della "vittoria del bisogno sull'uomo", che è la confessione definitiva del fallimento del progetto borghese di mediazione umana dei processi naturali attraverso l'attività cosciente dei soggetti. Offuscamento della realtà di classe e astrazione dai bisogni non mediati in funzione di una politica di controllo diretta dall'alto (lo Stato) è il problema di Hegel che ritorna ossessivamente e corrode anche la coscienza di classe tutte le volte che l'acuirsi della crisi fa balenare lo spettro della "stagnazione" (da cui nasce "la paura assoluta del servo"). e quello della "rivoluzione come veleno" che getta nell'angoscia collettiva. Riprendere in mano, contro Hegel, lo strumento marxiano del feticcio della merce, come strumento di analisi critica e come arma politica, significa porre la priorità trascendentale del soggetto nei confronti della società e scoprire che ad esigere la forma autoritaria della mediazione non è il carattere "immediato" dei bisogni, ma al contrario il carattere irrazionale di un'organizzazione che si mantiene sulla repressione dei bisogni storici delle masse, nell'emergenza dei quali Marx individua il processo sociale e politico di trasformazione per la costruzione del socialismo.