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In una realtà quotidiana sempre più simile a una moderna torre di Babele, dove tutti parlano e nessuno capisce, nei volti di troppi uomini appaiono l'incertezza, l'angoscia e il senso di solitudine, premesse a una società meno umana. Non mancano i fabulatori, i fabbricanti di parole che non nascono dall'onestà, dal silenzio, dalla coerenza di vita. Sembra che quanto più regnano l'interesse e la superficialità tanto più si moltiplichi la mole di parole vuote: forse l'intento non è comunicare la verità, ma stordire la gente e illuderla, per meglio dominarla. Per contro, ci sono persone che parlano poco, ma in quel poco dicono molto! È necessario che la parola comunichi qualcosa di vero e di grande, e quindi di bello, che permetta di entrare in rapporto con gli altri, di intrecciare le vite. E, prima ancora, bisogna che essa aiuti a entrare nel proprio mondo interiore, ad andare in profondità per scoprire la verità di se stessi, quella verità che può essere guida nella vita...