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Giorgio La Pira possedeva un centro da dove partiva e cui ritornava. Esso era costituito dalla meditazione della Bibbia, dalla lettura dei mistici, dall'orientamento della riflessione a san Tommaso d'Aquino maestro, studiato e applicato con genialità alle questioni del tempo, onde proiettare sul presente la luce di una sapienza che resiste allo scorrere dei secoli. Questi elementi davano forza al suo pensiero e respiro alla sua azione politica, sociale, amministrativa, di costruttore di pace. Abbattere muri e costruire ponti era la sua divisa. La singolarità di La Pira fu di cogliere le virtualità di molte posizioni dell'Aquinate che possiedono consistenti derivazioni religiose, morali, politiche. L'opera di Tommaso costituiva per lui l'architettura razionale che assegnava contemporaneità al Vangelo, inteso come luce per il presente. Una profonda armonia univa gli apparentemente opposti: il sindaco originalissimo e il santo dell'intelligenza e del rigore. Si intesero alla perfezione entro quella logica del concreto che fu regola per il primo.