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Non sono molti gli storici che hanno guardato al teatro come forma di comunicazione. Così, per quello che riguarda il ventennio fascista, sono stati ignorati sia il teatro popolare di educazione e propaganda, sia il Varietà, nonostante quest'ultimo costituisse lo spettacolo più amato dagli italiani. Basato sullo spoglio di centinaia di testi, spesso inediti (firmati da autori sconosciuti, ma non mancano nomi importanti: Fellini, Calvino, Montanelli per citarne solo alcuni), il volume ripercorre la vicenda di un teatro, che, in presa diretta sulla realtà, intendeva narrare e celebrare le conquiste sociali e militari del fascismo, ma finiva spesso per dare spazio e voce a esigenze solo marginalmente coincidenti con quelle del regime.