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Con la fine della guerra fredda, l'ondata neoliberista ha fortemente indebolito gli Stati nazionali africani nella loro funzione di regolatori dell'economia. Ciò li ha esposti a turbolenze tali da farne prevedere la disgregazione, per la pressione dei particolarismi etnici, delle rivendicazioni identitarie e soprattutto per il proliferare di determinati movimenti religiosi. Questi hanno origine per lo più dai proselitismi cristiani e islamici, talvolta da culti più tradizionali, ma tutti intendono riformare la società "dalle fondamenta" e rivendicano una partecipazione sempre più diretta alla vita politica. Queste forme di "governo confessionale", dividendo il mondo tra persone e cose di Dio e persone e cose del Diavolo, sono destinati a generare nuovi conflitti e a indebolire lo stato di diritto. Eppure quasi tutti gli Stati africani resistono, nonostante tutto, a queste nuove forme di balcanizzazione. Il libro rintraccia non solo ombre ma anche luci nella storia degli Stati nazionali africani eredi delle spartizioni coloniali e pone il problema del rafforzamento delle loro istituzioni.