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Il racconto si articola intorno ad alcuni eventi: la vicenda atroce dei figli definiti "figliastri" nei certificati anagrafici: una narrazione che parte dall'infanzia in un borgo di montagna e si sviluppa fino al percorso parlamentare che porta alla cancellazione di quell'infamia: il terremoto fisico che il 23 novembre dell'80 devasta l'Irpinia e il terremoto morale che offende e macchia la ricostruzione, intrecciandosi al crepuscolo dei valori che segue il crollo del muro di Berlino; il percorso di circa venti anni per avere una legge contro la violenza sessuale; un viaggio tra gli emigrati che, costretti dalla necessità a lasciare il paese natio, nella loro seconda patria hanno ricostruito nomi e luoghi della prima. Il filo che lega le diverse parti è il cammino compiuto dalla protagonista, la capacità di trarre forza dalla vita vissuta: il presente discende da un "prima" di conoscenze, esperienze, sofferenze patite e prepara un "dopo" di liberazione e di risoluzione di problemi singoli e collettivi. Attraverso il filo dei ricordi Alida (il nome deriva da quello della madre) ritrova le ragioni del suo agire da adulta, della sua voglia di esistere e di esigere dei diritti. Una narrazione che, partendo dalle radici, consente di accedere alla compiutezza del proprio essere che è gioia e dolore, buio e luce.