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Il libro indaga sulle passioni della ragione in Leonardo Sciascia, facendo risaltare tutta la complessità di una scrittura con cui non si finirebbe mai, all'incrocio tra lo sdegno morale contro le imposture del potere ed un profondo sentimento di pietà. Nel libro, come suggerisce il titolo, si fa luce anche sui labirinti della memoria che la "retorica della citazione" scava nell'opera sciasciana. L'autore si cimenta con Sciascia muovendo da angoli visuali differenti: puntando i riflettori su testi di indiscutibile centralità (Il Consiglio d'Egitto, Todo modo, Porte aperte), esplorando, talora in modo pionieristico, temi di grande suggestione presenti nella sua opera (la fotografia, il convento, il mito asburgico); sintonizzandosi con alcune sue "conversazioni" ricche di implicazioni metaletterarie (il dialogo, anche conflittuale, con Calvino, l'appassionata ricezione di Borges).