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Nel pensiero eterodosso di Michel Maffesoli confluiscono, in un'armonia prima impensabile, spunti tra i più disparati, che vanno dalle intuizioni di Émile Durkheim sulla coscienza collettiva fino alle tesi simmeliane sulla forma e la socialità. Tra tutti, assumono un ruolo di primo piano i riferimenti costanti a Gilbert Durand, ai sentieri battuti da Louis Dumont, Edgar Morin e Friedrich Nietzsche, attraverso i quali Maffesoli si riferisce all'estetica, alla musica contemporanea, all'antropologia, alla psicoanalisi, posando lo sguardo su quelle increspature della socialità che definiscono il corpo del quotidiano. Se l'atteggiamento di Maffesoli è quello di suggerire, piuttosto che di affermare, Fabio D'Andrea raccoglie la sfida della gioia di partecipare alla costruzione di un sapere attento a quella libido sentiendi che, al di là del dominio e dell'imposizione, afferma la sua potenza nei piccoli eventi della vita di tutti i giorni. Laddove nulla è inutile per leggere i sentieri mitici che tracciano le vie dell'immaginario contemporaneo: il videoclip o il bestseller alla moda, la poesia tradizionale cinese o l'arte classica.