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I Paesi dell'Europa Centro-Orientale si sono proposti, dopo la caduta del Muro, come uno straordinario "laboratorio" per l'analisi delle dinamiche sociali, politiche ed economiche. Le tensioni nel rapporto tra cittadini e politica riscontrate, dopo il 1989, in queste realtà, sono state interpretate (perlopiù) secondo chiavi di lettura che pongono l'accento sul deficit civico prodotto dall'esperienza del regime. Il "fattore K" diventa, così, una sorta di passepartout interpretativo. Questo volume, assumendo una prospettiva comparata, suggerisce un approccio diverso, che colloca i tratti esibiti da questi paesi nel quadro delle trasformazioni che, negli ultimi decenni, stanno ridefinendo il "significato" di democrazia. La diffusione di sentimenti di tipo antipolitico, la scarsa propensione alla partecipazione (ma anche la ricerca di canali alternativi di coinvolgimento politico) emergono come elementi unificanti su scala continentale, proposti in modo quasi idealtipico dalla "nuova" Europa.