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I Greci elaborarono un immaginario di figure mitiche e di spazi liminari associati al vento, funzionali a specifiche tipologie di intervento a livello narrativo. A fronte di una tendenza storiografica, affermatasi nei secoli scorsi, che individuava nei venti specifiche divinità e ne approfondiva gli aspetti cultuali, il libro si propone di ricostruire una morfologia del vento come fenomeno naturale e di analizzarne i processi di antropomorfizzazione e le percezioni sonore, attestati nel pensiero mitico. L'analisi, condotta soprattutto sulla tradizione omerica ed esiodea, presuppone uno statuto del vento che, riprendendo una definizione brelichiana, inquadra il fenomeno atmosferico nella categoria degli esseri extraumani che "agiscono" nel presente. Gli anemoi, potenze capaci di varcare la barriera tra la vita e la morte e di superare la distinzione tra mortali e dèi, si collocano alla frontiera tra mondo umano e mondo divino.