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La fotografia è sovente intessuta nella trama del testo novecentesco; discreta, si dissolve nella scrittura e la letteratura la trasforma in un piccolo monumento dove si intersecano il tempo, l'identità e la morte. In questo saggio l'autrice prende in considerazione lo statuto della riproduzione fotografica nell'opera di Marguerite Duras, Georges Perec e Patrick Modiano. Specchio autoriflettente nei romanzi della Duras, la fotografia è il luogo di una risolutiva dislocazione semantica nel testo autobiografico di Perec, mentre si trasforma in una cornice ad elevata espansione narrativa nella "Vita istruzioni per l'uso". Nei romanzi di Modiano è il segno che indica e occulta nello stesso tempo l'esistenza di un ricordo per sempre perduto.