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L'idea della musica linguaggio universale, utopia del Seicento messa in crisi dai Lumi nelle risoluzioni estetiche più note, ricorre in percorsi diversi del pensiero settecentesco. All'interno della speculazione sul linguaggio (facoltà, origini e uso) e sui segni, negli orizzonti di fisiologia e di acustica, nei quesiti sulla percezione evocati nei dibattiti accademici (tra Parigi, Berlino, Londra, Tolosa, Losanna e ancora altri crocevia europei) si misura la consistenza di una repubblica dei suoni, circuito ideale ma non per questo più labile o evanescente a fronte della riconosciuta "république des lettres".