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Nel corso dei secoli l'alternarsi della cornice interpretativa mitico-religiosa e di quella scientifico-medica ha condizionato e segnato la follia. Con la nascita dello Stato moderno, la follia, svuotata della sua sacralità, è sparita definitivamente dai discorsi degli artisti e dei poeti trasformandosi in un pericolo per il sistema sociale, venendo pertanto confinata in strutture che la tenessero separata dalla società. Con la nascita della psichiatria all'azione custodialistica si è poi sommato il fine terapeutico, che ha interrotto definitivamente ogni possibile interazione con le persone con sofferenza psichica. In Italia, grazie all'introduzione nel 1978 della legge n. 180, si è cercato di creare un sistema di servizi territoriali che, nell'oltrepassare i vecchi confini "istituzionali" imposti alla follia, fosse in grado di favorire l'azione comune tra servizi, familiari e territorio. Sono oggi questi i nuovi attori delle reti in psichiatria, tutti indispensabili per sostenere il percorso di reinserimento della persona con sofferenza psichica. Ma cosa potrebbe succedere se questi attori, chiamati a collaborare allo scopo di migliorare le condizioni dell'utente, finissero per scontrarsi e allontanarsi? L'obiettivo principale del volume è quello di osservare e analizzare le problematiche che coinvolgono strutture, famiglie e territorio per mettere in luce l'importanza della costruzione di reti salde e alleanze efficaci.