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Il volume che qui si offre ai lettori intende scrutare, nella pratica dei testi, i rattoppi ben o mal cuciti che ogni autore deve utilizzare nel momento in cui è costretto ad affrontare i luoghi problematici della scrittura di vite. Si pone, insomma, una particolare attenzione su quelle zone d'ombra della biografia, dove la sua tenuta granitica si sgretola nell'interferenza con altri generi letterari. A interessare sono gli spazi d'ibridismo narrativo che strutturano tale scrittura nella convinzione che essi debbano essere considerati come elementi costituitivi e, per questo, positivamente connaturati al genere. Gli usi paratestuali e le metamorfosi lungo i secoli, i legami con la storiografia, la novellistica e l'autobiografia mostrano la prolificità e le potenzialità di un genere, ormai consolidato all'altezza del secondo Cinquecento, il quale si pone l'obiettivo specifico di "ritrarre i lineamenti e i colori dell'animo". È questa la formula utilizzata dal trattatista Malaspina nel tentativo di indicare il senso profondo di qualunque scrittura di vite: azioni specifiche e caratteristiche fisiche, ma anche aneddoti, detti e motti arguti devono essere selezionati con l'unico scopo di delineare il "costume" del personaggio biografato.