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Pali, seghe, gabbie, asce, funi, chiodi, ruote, carrucole: la storia della tortura parte da qui, con l'uso di attrezzi che fanno assomigliare ridicolmente il boia a un fabbro o a un falegname. Più avanti, col trionfo della tecnologia, a un elettricista o a un maldestro cavadenti, il tutto supportato da una conoscenza assolutamente scientifica dell'anatomia. Le tecniche più efferate, sviluppate e perfezionate nell'arco di secoli, rivelano scopi sempre legati a un potere che, legalizzato o no, cerca la confessione, la conversione o semplicemente la sottomissione della vittima. Un dolore che dura secoli narrato senza moralismi, forse solo con un pizzico di ironia per non finirne travolti.