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«Volevo raccontare la realtà delle condizioni di lavoro degli operai nella centrale. Ma un bel pezzo di quel mondo è impossibile da rappresentare.» Così scriveva nel 1990 Susumu Katsumata, ricordando le sue visite agli impianti nell'area di Fukushima nel corso degli anni Ottanta. Ex studente di Fisica nucleare, durante quei viaggi ha esplorato i cantieri in costruzione e le strutture già avviate, raccogliendo appunti, interviste e immagini che sono alla base delle sue storie. «Ho scelto di usare il manga per mostrare l'orrore della radioattività» e, infatti, quella di Katsumata è una testimonianza dal teatro di una catastrofe annunciata: quella che colpirà Fukushima l'11 marzo 2011. Oltre a denunciare con lungimiranza i rischi del nucleare, queste pagine fotografano un'epoca cruciale (1969-1989) e la paralisi sociale di un'intera nazione. Infatti i personaggi al centro delle storie di Katsumata, come scrive Giulia Pompili nella sua prefazione, «non sono gli ingegneri, i funzionari: sono gli operai, perché rivelano più di chiunque altro la contraddizione di un Paese che corre per far uscire dalla povertà dei cittadini che, loro malgrado, rimangono spesso incastrati nel meccanismo». Lo stesso meccanismo che, ben prima dell'arrivo delle centrali, aveva già cancellato quel che restava del mondo dei kappa, dei tanuki e delle leggende giapponesi.