Tab Article
Orgogliosamente sardo, capitano della Nazionale e uomo-simbolo della nostra pallacanestro, attivissimo sui social, una personalità rara dentro e fuori dal campo, Gigi Datome guarda il mondo dall'alto dei suoi 2.03 metri e della sua inconfondibile barba. Nella sua carriera cestistica ha sfiorato uno storico scudetto a Roma; si è conquistato un posto sui parquet della NBA, arrivando a giocarsi i playoff contro i Cavs di LeBron James; ha alzato il più prestigioso trofeo europeo vincendo l'Eurolega con la corazzata Fenerbahçe. Carismatico senza essere ingombrante, non schivo ma determinato nello scegliere sempre le parole giuste. Come quelle che mette in fila in "Gioco come sono", un autoritratto ironico, acuto, mai banale, articolato attorno a dieci oggetti per lui significativi - e introdotto dalla prefazione di coach Obradovic: dalla sua chitarra alla lavagnetta bianca ("quella dove il pennarello disegna gli schemi di gioco"), dalle sue amate scarpe gialle al portachiavi africano regalatogli a quindici anni dalla zia, dalla canotta della Santa Croce, la prima squadra in cui abbia giocato, al poster di Allen Iverson devotamente appeso nella stanzetta di bambino. Ciascun oggetto evoca un pezzo della strada percorsa da Gigi, ispira racconti, ricordi, aneddoti e soprattutto un purissimo, sconfinato amore per la pallacanestro.