Tab Article
Il senso dello Stato è uno dei pilastri essenziali di qualsiasi società civile. Proprio a recuperare e consolidare il senso dello Stato in chi lo ha perduto, dedica da sempre la propria vita Giacinto Siciliano, una lunga carriera condotta interamente nella amministrazione penitenziaria del nostro Paese che lo ha portato a confrontarsi con detenuti di ogni provenienza, dagli stranieri che affollano oggi i bracci di San Vittore ai mafiosi più irriducibili del reparto 41bis nel carcere di Opera fra cui lo stesso Totò Riina. Leggendo i ricordi raccolti in questo libro, si squarciano davanti agli occhi dei lettori le realtà più delicate e dolorose come le rivolte - anche quella scoppiata a San Vittore nel marzo 2020 a seguito della diffusione del Coronavirus - e dei suicidi in carcere. Al tempo stesso si comprende cosa voglia dire gestire e tentare sempre, anche nei casi estremi, di avviare un percorso di recupero. Perché quello del direttore penitenziario - come lo interpreta Giacinto Siciliano - è un lavoro "di cuore e di coraggio": non si tratta certo di fare sconti, anzi al contrario occorre impegnarsi quotidianamente per dare fiducia a ogni detenuto e aprire un dialogo che lo porti a comprendere i propri errori e a riappropriarsi del valore delle regole e, appunto, del senso dello Stato. Ogni uomo è una storia, ma è anche un futuro, dice Siciliano. Il suo dovere è indicargli la via per costruirsi un futuro solido e libero.