Il coraggio e l'amore. Giustizia per Stefano: la nostra battaglia per arrivare alla verità di Cucchi Ilaria; Anselmo Fabio - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Il coraggio e l'amore. Giustizia per Stefano: la nostra battaglia per arrivare alla verità

  • Autore: Cucchi Ilaria , Anselmo Fabio
  • Editore: Rizzoli
  • Isbn: 9788817143455
  • Categoria: Problemi e servizi sociali
  • Numero pagine: 448
  • Data di Uscita: 22/10/2019
  • Collana: Varia
19,00 €
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Ci sono voluti dieci anni per scoprire la verità sulla morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre 2009 mentre era in stato di arresto per detenzione di stupefacenti. Stefano aveva 31 anni, era un ragazzo sano e frequentava la palestra: nulla poteva far pensare che fosse in pericolo di vita. Il suo decesso fu comunicato alla madre con inqualificabile insensibilità chiedendole di firmare l'autorizzazione all'autopsia. Da quel momento, alla famiglia disperata che esigeva una spiegazione furono date risposte inaccettabili: una caduta dalle scale, la conseguenza di un precedente stato di malattia. La sorella Ilaria non si è mai rassegnata a queste versioni di comodo e, sempre affiancata dall'avvocato Fabio Anselmo, ha intrapreso una battaglia giudiziaria che è già storia d'Italia. "Il coraggio e l'amore" documenta ufficialmente questa battaglia. Ilaria e Fabio, compagni di lotta e oggi anche di vita, raccontano con le loro vive voci ogni singolo momento del durissimo percorso in cui si sono dovuti districare tra menzogne e depistaggi, trappole e ingiurie. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, rievocano i fatti con estrema lucidità e rigore, ma allo stesso tempo restituendo al lettore tutte le emozioni dirompenti che hanno vissuto nella prova di tenacia e coraggio affrontata in questi lunghi anni. Solo l'incrollabile amore per Stefano, e per la verità, hanno dato loro la forza per arrivare fino in fondo, rendendo l'Italia un Paese migliore e dimostrando che la giustizia è davvero uguale per tutti.

1 Recensione

Ad ottobre di 11 anni fa è morto Stefano Cucchi. Sì, sono passati già 11 anni, incredibile. La notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 Stefano viene arrestato a Roma per possesso di sostanze stupefacenti e presunto spaccio. Ilaria dice che Stefano era troppo fragile e che la sua fragilità l’ha portato ad entrare nel vortice terribile della droga. Ma vabbè non c’è bisogno di specificare che la tossicodipendenza è una malattia, una dipendenza come le altre. Durante la notte dell’arresto, Stefano viene sottoposto al fotosegnalamento che serve per identificare il soggetto in caserma. Durante questo passaggio i carabinieri, che tra l’altro non erano in servizio in quel momento, Di Bernardo e D’Alessandro, decidono arbitrariamente di spingere Stefano per terra e picchiarlo, dandogli anche un calcio alla testa. Il motivo per cui si sarebbero comportati così? Non lo sappiamo, ma sinceramente nemmeno lo voglio sapere. Semplicemente perché non c’è motivo o frase che Stefano abbia potuto dire che giustifica di uccidermi di botte. Assiste alla scena il carabiniere Tedesco che divide i due colleghi da Stefano. Tedesco informa dell’accaduto il maresciallo Mandolini che gli dice di non preoccuparsi, che tutto si sarebbe risolto. Tedesco verrà poi ascoltato dalla Procura, a differenza degli altri due che non essendo in servizio non comparivano nel verbale di arresto. Anche se ora ve ne fregate voi quella notte voi c’eravate. Il 17 ottobre Stefano viene ricoverato all’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove non fu concesso ai genitori di vederlo. Il 22 ottobre 2009 Stefano muore in ospedale all’età di 31 anni. Vabbe capirai tanto era solo un tossico di merda. A questo punto però finalmente la famiglia di Stefano ha di nuovo il privilegio di poterlo vedere: all’obitorio della Sapienza, Piazzale del Verano. Lo stesso giorno il pubblico ministero V.B. apre il fascicolo relativo alla morte di Stefano contro ignoti senza ipotesi di reato. Il 29 ottobre il pm sente la versione di Tedesco e di Mandolini. Quest’ultimo sottolinea a Tedesco che lui avrebbe dovuto “mantenere la linea dell’Arma se vuoi continuare a fare il carabiniere”. Anche se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento. Nel 2014 termina il processo: gli agenti sono stati tutti assolti. Anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti. Nel 2015, sotto richiesta della famiglia Cucchi, il caso viene riaperto nelle mani del pubblico ministero Giovanni Musarò al quale, ovviamente, Ilaria e Fabio dedicheranno il libro “Il coraggio e l’amore”. Nell’aprile del 2019 Tedesco confessa davanti la Corte di Assise di Roma: i carabinieri D’Alessandro e Di Bernardo hanno picchiato Stefano Cucchi e Tedesco è stato l’unico a difenderlo. In questi 10 anni non è mai riuscito a denunciare i colleghi, si è sentito completamente solo all’interno dell’istituzione. Il 14 novembre 2019 la I Corte d’Assise di Roma condanna i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e Mandolini e Tedesco a 3 e 2 anni di reclusione per falso. Giustizia è stata fatta? A dicembre 2019 inizia invece il processo per depistaggio contro 8 carabinieri. Il pm Musarò sottolinea che questo non è un processo all’Arma dei Carabinieri e che la pena richiesta non è esemplare ma solo giusta. Nel frattempo, i genitori di Stefano sono invecchiati nella sofferenza, che nessuna sentenza mai potrà toglierli, ma soprattutto nella dura lotta contro quella parte dello Stato malato, che è il nostro Stato. Come fa a non interessarvi? Alessandro Borghi vince il David di Donatello per il film “Sulla mia pelle”, che consiglio di vedere a chi ancora crede nel pregiudizio, e lo dedica a Stefano e a tutti gli esseri umani in modo che vengano sempre considerati tali, a prescindere da tutto. La rabbia di Ilaria è la vera anima di tutto questo. Ilaria è la sorella di Stefano, la sorella. Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo si innamorano. Che problemi avete ad avere problemi con questa cosa? La storia di Stefano dimostra che lo stigma uccide. A tutti noi dovrebbe far particolarmente paura che lo stigma possa uccidere ancora. Per chi considera ancora la storia di Stefano “un’esagerazione mediatica”, o “una storia qualunque di un tossico di merda”, vuol dire che non ha ancora capito che al posto di Stefano potrò esserci io, potrai esserci tu. Stefano sempre con noi.

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