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Dalla fine del XIX secolo, grazie alla lungimiranza del suo direttore e all'interesse per l'astronomia di due ereditiere americane, l'osservatorio di Harvard iniziò ad assumere alcune donne, creando un settore di occupazione femminile piuttosto insolito per l'epoca, a maggior ragione nel baluardo maschile di quell'università. Le signore dell'"harem" - a volte il gruppo era indicato con questo nomignolo vagamente dispregiativo - avevano età molto diverse ed erano esperte in matematica, astronome dilettanti o mogli, sorelle e figlie dei professori. Alcune avevano un titolo di studio, altre erano solo delle appassionate. A loro venne affidato il compito di analizzare i risultati di un progetto fondamentale per l'osservatorio: fotografare sistematicamente il cielo nell'arco di decenni. Immerse in un vero e proprio "universo di vetro" composto da circa mezzo milione di lastre fotografiche, queste donne contribuirono a gettare le basi della moderna astronomia: elaborarono un sistema di classificazione delle stelle tuttora in uso, fecero alcune ipotesi fondamentali sulla composizione chimica degli astri e definirono una scala per la misurazione delle distanze nello spazio. Una vicenda quasi sconosciuta, ma fondamentale per la storia della scienza, che viene raccontata da Dava Sobel grazie anche ai testi inediti dei diari e delle lettere delle protagoniste. Questo libro è stato pubblicato nel 2017 da Rizzoli con il titolo "Le stelle dimenticate".