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Quel che l'autore ci propone è un viaggio innamorato e capriccioso nella lirica d'ogni tempo e Paese: cogliendo l'occasione di una rubrica giornalistica, Siti ha scelto e commentato testi che spaziano dall'antica lirica greca alla contemporaneità, attraverso il misticismo medievale e il barocco seicentesco, e poi il simbolismo e oltre. Nella grande varietà dei contesti, la lirica mantiene comunque e sempre un'aria di famiglia - legata all'idea che il poeta sia il trascrittore di parole che giungono da Altrove: che si chiami Dio, o il vuoto dello zen, o l'inconscio, o la segreta alchimia della natura. O la follia, perfino. Quella della poesia è una lingua speciale che si stacca dagli stereotipi quotidiani, facendoci sentire che comunicare e basta è toppo poco. Ora che la lirica, almeno in Occidente, sembra entrata in un cono d'ombra (lacerata com'è tra nostalgia e insopportabile semplificazione), questa mini ma e tendenziosa antologia può funzionare da antidoto, purché il lettore si attenga a semplici istruzioni per l'uso: 1) non leggere le pagine per ordine ma saltare, seguendo l'estro personale o costruendosi categorie alla Borges (i trentenni, i suicidi, gli omosessuali, gli spagnoli...); 2) dare un'occhiata all'originale anche quando non ne conosce la lingua; 3) leggere prima la poesia, poi il commento, poi di nuovo la poesia, che allora si aprirà come quei fiori liofilizzati che immersi in acqua ritrovano la primitiva bellezza.