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Una vita impegnata a fantasticare il mondo: Salgari si fa chiamare capitano senza esserlo, naviga nei mari di mezzo mondo senza uscire di casa, crede di aver contratto febbri indiane senza aver mai abbandonato le sponde del Po. I suoi romanzi sono l'esaltazione della fantasia, costruita sui vocabolari e sugli atlanti più che sui vascelli. E se le sue pagine sono giunte fino a noi, amate in segreto da D'Annunzio e Pavese, da Borges e Che Guevara, insieme a milioni di ragazzi e adulti in tutto il mondo, vuol dire che i corsari di Salgari sono perfetti, nel loro assoluto eroismo: il Corsaro Nero è spadaccino folgorante, gentiluomo di rango destinato alla perdizione amorosa, ma soprattutto bello, elegante e malinconico. Niente a che vedere con Sandokan, la Tigre della Malesia con il coltello grondante di sangue. I personaggi come gli ultimi filibustieri non sentono né amor di patria, né sete di gloria, né ambizioni di Stato. Saranno poi I corsari delle Bermude che daranno ancora, con imprese meravigliose, un lampo di lustro alla loro società. Ora che la parabola della filibusta è conclusa, Salgari è diventato quello che la sua storia umana così piccola e la sua finzione letteraria così sterminata hanno prodotto: un classico. Introduzione di Claudio Magris.