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"Pratt amava disegnare. Lo faceva in ogni circostanza, in ogni momento e luogo, più spesso nello studio di Milano piuttosto che in quello di Parigi o di Losanna, succedeva che alzasse gli occhi dal foglio, dove aveva appena scritto qualcosa di divertente da far dire ai suoi personaggi, e mi guardasse. I tavoli erano uno di fronte all'altro. Mi fissava per un momento e mi diceva: 'Sicuramente tra un po' mi arriverà una circolare che mi dirà di riprendere il mio posto al catasto, 'Pratt si svegli sta ancora sognando di fare il disegnatore di fumetti? C'è una pila di cartelle da classificare!' [...] In effetti Hugo Pratt aveva paura che tutto finisse e che quello che aveva vissuto non fosse stato che un sogno, ma uno dei più pericolosi, perché fatto ad occhi aperti." (Dalla premessa di Patrizia Zanotti)