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L'idea del mondo come un giardino affidato alla responsabilità comune è la sfida che il presente volume lancia ai lettori, trasportandoli lungo un excursus storico che parte dalla lontana Mesopotamia e ripercorre l'epoca ellenistica, romana e medioevale, soffermandosi sulla svolta apportata dal Rinascimento italiano alla concezione del verde. Spazio di rappresentanza e di loisir, il giardino diventa ambito di studio scientifico, per assumere poi nella Francia d'Ancien Régime la dimensione di simbolo del potere, con gli esempi illustri di Versailles, Fontainebleau e delle Tuileries che si impongono come modelli alle altre corti europee. E il momento d'oro del formalismo francese, di cui in seguito si coglierà il limite fondamentale: quello, cioè, di separare il giardino dal paesaggio che lo circonda. Sarà quindi il paesaggismo di matrice inglese a riappropriarsi di una visione d'insieme, recuperando gli elementi artificiali e naturali che compongono il giardino, assimilando il gusto dell'antico e dell'esotico, e proponendo architetture apposite per gli spazi verdi. Una nuova stagione arriverà poi con l'urbanesimo ottocentesco, che ripenserà la forma del giardino sulla scala ridotta delle abitazioni suburbane, e su quella più ampia del parco aperto ai cittadini. Fondamentale, in tal senso, sarà l'apporto della realtà statunitense, dove la diversa proporzione degli spazi naturali e urbani farà sperimentare soluzioni inedite nella concezione del verde, poi rimodulate nell'Europa del Novecento. Per giungere infine al presente, con il superamento della separazione tra giardino e paesaggio, e la loro integrazione all'ambiente urbano, grazie all'intervento delle comunità degli abitanti e alla progettazione degli architetti paesaggisti e della comunità politica.