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Nonostante il gran parlare che ultimamente si fa di Islam nelle sue più varie accezioni, in particolare in quelle sociologiche, religiose e politiche, l'arte espressa da quelle civiltà resta, ancora oggi, perlopiù confinata ai margini di una conoscenza che definire superficiale è eufemistico. Il volume traccia un profilo delle grandi stagioni islamiche del Mediterraneo, un'arte che ci riguarda da vicino, con la quale abbiamo avuto rapporti non sporadici e secondari, soprattutto sulle sponde meridionali del mare nostrum. Definire una cultura attraverso la sua arte è operazione difficile. Doppia la spinta propulsiva dell'Islam - orientale e occidentale al contempo -, anche se in questa nostra cornice è quella occidentale per forza di cose a interessarci di più, pur rimanendo sullo sfondo il complesso intreccio di accadimenti più lontani. Spagna, ovvero Andalusia e Nordafrica, dunque. Si tratta di una lunga stagione di storia europea, caratterizzata da una importante fioritura di idee e da una civiltà, in prevalenza musulmana, che pur non sperimentando appieno il 'meticciato' ne delineò aspetti che ancora oggi sono degni della massima attenzione. Insomma, il Mediterraneo è tutt'altro che estraneo sia alla definizione di 'arte islamica', sia al suo sviluppo e diffondersi anche oltre i territori del suo stretto dominio politico. È storia anche nostra, una radice comune, un fenomeno senza artificiali barriere o confini geografici precisi, un mondo artistico (anche figurativo, come nella Cappella Palatina) complesso, talora sorprendente, che ci aiuta non poco, essendone un tassello imprescindibile, a inquadrare il nostro stesso modo di 'fare arte'.