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Questo breve saggio di Inos Biffi ha come intento il risvegliare o anche creare il gusto per il Paradiso di Dante, nel quale la poesia pura ha raggiunto il suo vertice sublime. La terza cantica della Commedia è ritenuta la più difficile, quasi la più arida, rarefatta com'è di immagini, la più ardua nel linguaggio. E, infatti, essa trasporta in un altro mondo, ultraterreno, privo della visibilità e della sagoma sensibile dei primi due, tutto pervaso e plasmato di luce, nella quale si annidano i beati. Dante stesso avverte che potranno "leggere" il Paradiso soltanto quei pochi che hanno drizzato «il collo / per tempo al pan de li angeli» (Par., II, 10-11), che si sono posti alla scuola del Verbo e se ne sono nutriti. Di fatto, sono molti quelli che, non avendo ascoltato quell'avvertimento, hanno fatto naufragio una volta giunti al Paradiso. La prima parte del libro inizia alla sua comprensione illustrando il senso della terza cantica nel percorso letterario e spirituale del poeta. La seconda, offre alcuni assaggi di commento ai canti X, XII e XXIII, «uno dei più belli della cantica e del poema», con l'incantata ammirazione del «bel giardino / che sotto i raggi di Cristo s'infiora» (Par., XXIII, 71-72). Da tali degustazioni potrebbe sorgere il desiderio di inoltrarsi in questa incomparabile gloria del mistero, che per singolare grazia divina Dante ci ha lasciato.