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In una società democratica la pena carceraria ha limiti invalicabili imposti dall'ordinamento giuridico e dal senso etico comune. Tali limiti andrebbero ricondotti innanzitutto alla protezione della dignità umana e al sistema dei diritti fondamentali. Dopo decenni di retorica rieducativa, questo libro propone un cambio di paradigma e ridisegna i confini della pena carceraria attraverso una descrizione qualitativa e critica, basata su standard internazionali, dei diritti dei detenuti. Diritto alla vita, alla salute, agli affetti, al lavoro, alla libertà di conoscenza e di coscienza, diritto di voto, diritto di difesa non sono nella disponibilità di chi detiene il potere di punire. La pratica penitenziaria evidenzia una distanza tra diritti proclamati e diritti garantiti. Lo svelamento di questo fossato chiarisce che lo stato sociale costituzionalmente garantito va difeso sia con il lavoro giuridico che con un'intensa attività culturale e politica.