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Una giovane ricercatrice prende l'abitudine di brevi momenti di pausa, anche a larghi intervalli, presso un albero in un parco cittadino. Nel raccontarsi all'albero ripercorre le tappe della sua vita: i grandi maestri, le domande più impegnative, i compagni-colleghi di un gruppo di lavoro, la soglia varcata delle risposte più attendibili... L'albero, maestro di maieutica, accoglie e ascolta la protagonista, e il lettore è condotto a seguirne il cammino e la ricerca di senso verso un approdo non definitivo, ma confortato dalla speranza. L'autrice, che vive oggi in un ambiente monastico, ricorda gli incontri con l'albero con gratitudine. La prosa, facile, ha l'eleganza della semplicità: non sollecita, invita a sostare, a riflettere, a interrogarsi se si riuscisse a riconoscere nel respiro dell'anima dell'autrice un messaggio sussurrato al lettore. Non detto, per lasciare a ciascuno il suo modo d'interrogarsi. Una forma attraente di teologia narrativa, familiare all'autrice, non nuova alla densità esistenziale della parabola, una scrittura in cui il pensiero sconfina nell'illuminazione dello Spirito. Si è accompagnati con discrezione alle soglie dell'intimità alta e semplice aperta dall'annuncio evangelico.