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Oggi dovremmo considerare la delicatezza come arte del discorso pubblico, in opposizione a menzogna e sopraffazione. Con il termine «delicatezza» non si intende qui niente di equiparabile alle buone maniere, ma una disciplina del pensiero. Qual è allora la sua utilità nel discorso pubblico, oggi così spesso segnato da incompetenza e prevaricazione? Alcune magnetiche pagine della letteratura e della filosofia ci rivelano un'accezione di delicatezza che ha margini taglienti, così com'è delicata e ferma la mano del chirurgo che incide e lacera. Precisione e fondatezza sono i tratti di una postura del discorso che rifiuta istrionismo e improvvisazione; il vero dialogo nasce dall'ascolto di sé e degli altri, non dal proposito di riportare futili successi a ogni costo.