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Sin dall'inizio il fascismo si scagliò con forza contro l'«atomismo» della società liberale e la conflittualità tra le classi che la caratterizzava. Tra i suoi obiettivi ci fu dunque subito quello di aggregare la litigiosissima borghesia e di risolvere nella potenza dello Stato i contrasti tra capitale e lavoro. Lungo il ventennio, nel discorso pubblico del regime si consolidò la rappresentazione di una società pacificata in nome della grandezza nazionale. A partire da un angolo visuale rovesciato (quello di una realtà estremamente periferica), il volume si domanda se e come quel progetto fascista sia stato realizzato. La ricostruzione dei lineamenti e delle dinamiche del regime in una delle più remote periferie italiane com'era quella lucana, caratterizzata da poteri economici, politici e culturali «deboli» (e perciò certo anche più facilmente permeabili), permette di guardare all'Italia fascista «dal basso», nella prospettiva del rapporto tra centro e periferia. Come in una radiografia penetrante, che mostri da vicino le viscere più nascoste del regime.