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La parabola del diritto all'istruzione nel nostro Paese è una chiave di lettura assai significativa delle vicende che hanno caratterizzato lo Stato sociale. Poste a cardine della nascita dello Stato unitario, le politiche dell'istruzione riacquisirono centralità dopo le due guerre mondiali, per poi subire, dagli anni Settanta, una netta perdita di importanza, i cui esiti si evidenziano oggi in tutta la loro gravità. Come ha sottolineato Ritter, il tema dello Stato sociale è stato per molto tempo trattato unicamente sotto il profilo della previdenza sociale e della lotta alla povertà e non, invece, come tema chiave della legittimazione dello Stato moderno. In tal modo esso ha assunto le vesti di un potente redistributore e integratore dei redditi più bassi, all'interno del quale le leve prestazionali sono state utilizzate prevalentemente in chiave assistenziale. Il che ha in parte indotto la sua crisi: la mera protezione non collegata a politiche di sviluppo delle potenzialità delle persone, converte, drammaticamente, l'intervento statale in assistenza per l'intero corso della vita. Oggi lo Stato sociale deve ridefinirsi per poter svolgere adeguatamente il proprio ruolo: deve coniugare il volto dello Stato assistenziale con quello dello Stato promozionale, che collega le prestazioni allo sviluppo delle personalità. Perciò, è urgente riportare al centro delle politiche sociali l'istruzione, ridefinendo in termini prescrittivi diritti e doveri dello Stato e diritti e doveri dei cittadini.