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Fra le città del regno di Napoli, l'Aquila aveva una fisionomia peculiare ma al contempo rappresentativa della dialettica politica fra i centri urbani e la corte. Questo volume affronta il tema dei rapporti città-monarchia, proponendo una lettura articolata e originale del ruolo dell'Aquila nel regno tardo-medievale. La ricerca si sofferma sulle istituzioni cittadine, mostrando il sistema di governo e le pratiche politiche messe in atto dall'élite locale; sulla società urbana, evidenziando le forze protagoniste della scena politica; sul potere personale del conte di Montorio Pietro Lalle Camponeschi, uno dei personaggi più originali della storia aquilana. Alla disamina degli ambiti di carattere "collettivo", in cui si svolgeva il rapporto (fedeltà, fisco, giustizia), si accompagna l'analisi delle modalità effettive della sua realizzazione (rapporti personali interni ed esterni al regno, circolazione del personale politico, conflitti circostanziati), nonché il ruolo che ebbe il territorio cittadino. Questo volume fa emergere l'immagine di una città pienamente integrata nel sistema-regno, capace di sfruttare la sua forza politica per portare ai massimi livelli la negoziazione della propria sudditanza. Negoziazione che, pur nell'asimmetria fra i soggetti che la praticavano, emerge come fattore determinante del rapporto città-monarchia.