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Quando nel 1651 venne pubblicato a Parigi il "Trattato della pittura" di Leonardo, all'inizio del volume fu aggiunta una lista di opere che può essere considerata la prima bibliografia della trattatistica d'arte europea: su trentaquattro titoli, ventiquattro sono in lingua italiana. Non è che un dettaglio fra i tanti che testimoniano il momento più alto dell'espansione dell'italiano come lingua dell'arte e dell'architettura in Europa: una storia di condivisione di idee, modi di leggere i quadri e descrivere le forme architettoniche, che ha nel nostro Rinascimento il suo epicentro. Ma anche una storia di parole passate poi in altre lingue per definire gli stili e le tecniche figurative, come "disegno", "chiaroscuro", "maniera", "ritratto", oppure legate all'arte precisa del costruire, come "architrave", "piedistallo", "facciata". Dalle testimonianze più antiche sino al culmine del Seicento, questo libro traccia un profilo dei modi attraverso i quali l'italiano è arrivato, nel corso di tre secoli, ad essere la lingua di riferimento per l'arte e l'architettura in Europa.