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Alla fine degli anni Ottanta del Novecento le politiche neoliberali, che avevano trionfato nei maggiori paesi sviluppati, furono adottate in America Latina in modo pressoché uniforme per stimolare la crescita economica attraverso la liberalizzazione di beni, lavoro e capitale: privatizzazioni, e deregulation. Protagonista nell'attuazione di questi cambiamenti radicali fu il presidenzialismo di matrice neopopulista e insieme neoliberale: un fenomeno inedito. Esso riattualizzò stili di leadership tipici del passato e in tal modo creò le condizioni necessarie per realizzare, con il consenso popolare, le riforme di mercato. In Messico e in Argentina - paesi che si pongono come paradigmatici di questo processo - Carlos Salinas de Gortari e Carlos Menem ne rappresentano due dei maggiori esempi. Gli aggiustamenti strutturali da entrambi intrapresi riaccesero speranze nella popolazione. Esse nel breve termine non soltanto non furono disattese: generarono, invece, la stabilità sperata. Ma fu un successo troppo breve. Il fallimento delle riforme di mercato, in questi paesi come nel resto dell'America Latina, non tardò a manifestarsi: con il restringimento della base produttiva, la dipendenza della regione dall'esportazione di materie prime e la sempre maggiore polarizzazione della ricchezza. E l'America Latina, abbandonato il modello neoliberista, continua ancor oggi a vivere le contraddizioni allora generatesi.