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Prospetti informativi, benchmark, performance dei titoli, grafici di trend dei prodotti finanziari sembrano strumenti razionali per scelte razionali. Ma l'investitore è veramente così freddo e razionale? Sappiamo valutare il rischio, abbiamo preferenze stabili e ci comportiamo in modo coerente? La psicologia ci insegna che nella realtà l'investitore non è un lucido calcolatore ma un "soggetto emotivo" che non può comportarsi come quello "razionale" perché dotato di razionalità limitata: non può restare concentrato a lungo, non è in grado di utilizzare grandi quantità d'informazioni, la memoria non ha capacità infinite e i ricordi sono spesso distorti e colorati da euforia o rimpianto. Dunque è essenziale per gli investitori allargare le conoscenze finanziarie ai processi cognitivi. Una educazione finanziaria insufficiente produce gravi rischi personali e sistemici, come abbiamo purtroppo sperimentato nella crisi partita dai subprime e precipitata a cascata sul sistema economico globale.