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Nell'Italia moderna gli analfabeti erano una maggioranza schiacciante e la circolazione della stampa era controllata e vista con sospetto. Ciò nonostante anche popolani, donne e bambini riuscivano a entrare in contatto con i libri. La ricerca fa emergere una tortuosa "via italica" all'universo dei libri. Le difficoltà frapposte alla lettura individuale favorirono infatti altre forme di fruizione, puntellate da memoria, voci e immagini, in grado di avvicinare anche gli illetterati a grandi autori come Tasso e Ariosto. Proprio il caso delle storie cavalleresche, conosciute e amate nelle corti come nelle locande, lette a veglia e narrate dai cantastorie, mostra come spezzoni di opere famose, mescolati magari alle leggende popolari, riuscissero a propagarsi.