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Il fenomeno collettivo, sempre più diffuso, delle trasmissioni televisive che approfondiscono drammatiche vicende di cronaca accentua in modo abissale la distanza tra l'accertamento dei fatti all'interno del processo e quello effettuato nella rappresentazione mediatica, dove i dati scientifici vengono colti attraverso la lente deformata dei mass media e presentati come prove indubitabili, dando al pubblico l'emozionante illusione di poter basare su dati certi la responsabilità degli imputati. Il tutto a prescindere dalla dialettica processuale che si svolge nelle aule giudiziarie e che si fonda sul contraddittorio quale miglior strumento di accertamento dei fatti. Il volume si occupa delle più famose e discusse vicende giudiziarie degli ultimi anni (Cogne, Garlasco, Perugia, via Poma e i casi in cui sono state impiegate le neuroscienze), offrendone una sintetica analisi critica, condotta lontano dai riflettori, alla sola luce delle prove utilizzate e vagliate nei processi e del modo in cui le varie Corti, che si sono succedute nel giudicare, le hanno valutate.