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L'esperienza formatasi sia prima che dopo le riforme del diritto dell'impresa, dimostra in modo non controvertibile che l'azione di responsabilità della società verso gli amministratori è largamente inespressa se sganciata dalle vicende concorsuali della società. Non diversamente poco successo hanno avuto altre azioni "sostitutive", come quelle affidate al collegio sindacale o ai soci di minoranza. Il meccanismo di raccordo fra assemblea, soci di maggioranza e amministratori si è, quasi sempre, dipanato in modo da coniugare l'interesse dei soci di maggioranza con l'agire degli amministratori, eventualmente a scapito, anche, dell'interesse sociale, talché non vi è stata fortuna per i vari modelli di azioni fuori dall'ambiente patologico della crisi d'impresa. È apparso, allora, stimolante occuparsi di queste azioni in funzione di verificarne le criticità e di prospettare soluzioni che le rendano appetibili, nella consapevolezza che le crisi delle società gestite con strumenti diversi dal fallimento o dall'amministrazione straordinaria, potrebbero divenire il bacino elettivo di questi modelli di azioni sostitutive.